" sviluppò ulteriormente la sua filosofia politica negli importanti Studi sul diritto pubblico, Napoli 1870 (che presero spunto dalla "contesa tra il comune di Napoli ed i proprietari danneggiati per riparazioni delle vie pubbliche").
In essi il C. opera la distinzione tra l'idea "pagana" dello Stato fondata sulla "necessità" (nel senso che "lo Stato è il solo necessario" mentre "l'individuo non è che per lo Stato, e gli appartiene in tutto e per tutto: è solo necessario che lo Stato si conservi, il cittadino non ha ragione d'essere se non per ubbidire a questa necessità") e l'idea "cristiana" che, al contrario, rompe l'assolutezza della necessità pagana, riconoscendo priorità all'individuo, titolare di diritti non perché ricevuti dallo Stato, ma in quanto membro della società civile di origine divina Di conseguenza lo Stato pagano è "creatore", quello cristiano è "conservatore del diritto": il diritto dell'individuo consacrato dalla religione, che lo Stato non può manomettere "senza oltraggio della sua stessa ragion d'essere". Dentro questa cornice (ed è la ripresa approfondita della già vecchia opzione autonomistica) va distinto il municipium romano dal comune cristiano. Il primo, nato dal vincolo di soggezione a Roma, progressivamente perse l'originaria autonomia per assumere la fisionomia di "organo inferiore del sistema politico dell'impero"; il secondo è l'organo della "più larga comunanza civile" estesa non solo ai cives romani ma a quanti abitano la città. In sostanza, fuori ma non indipendentemente dalla evoluzione storica dell'uno e dell'altro istituto, il municipio ha carattere prevalentemente se non esclusivamente politico, il comune "democratico e cristiano", in quanto fondato sulle idee di libertà civile e di civile eguaglianza, suscitate, contro il sistema il quale, però, "oggi tende a mettersi sulla sella della scavalcata aristocrazia di sangue, superandola in burbanza e corruttela". Così si ricade dal comune nell'antidemocratico municipio romano. Alla borghesia "la parola cristiana comune, che esclude ogni principio di casta, puzza di troppa schietta democrazia", contro la quale si mira a ricostituire l'ordo, cioè il "predominio di una classe", che maneggia arbitrariamente l'azienda municipale a danno del resto della cittadinanza "dispregevole in tutto, ma di cui i borghesi mostrano pure di curare per uccellame i voti nelle elezioni". Una simile pericolosa scelta politica rende estraneo e ostile ai cittadini il comune, provocando, tra l'altro, il gran male dell'assenteismo elettorale, contro cui è inutile protestare, perché "le masse non si muovono per vani fantasmi o per astratti schematismi; se esse realmente non sentono di vivere nella vita dell'amministrazione del comune, è un sogno lo sperare di ottenere il loro concorso".
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Note sull'opera
intoso a fogli chiusi