Giurista casalese, apparteneva ad una antica famiglia monferrina che da secoli ricopriva alte cariche nell'amministrazione del marchesato e che era sempre stata fedele ai Paleologhi. Rimasto orfano di padre a tredici anni, intraprese gli studi giuridici e, dopo essersi laureato, entrò al servizio della marchesa Margherita, reggente del Monferrato. Nel 1552 fu nominato podestà di Vercelli e nel 1554 vicario di Casale. Al servizio della marchesa Margherita, prima, e di Guglielmo Gonzaga, più tardi, gli furono affidate diverse missioni diplomatiche. Nel 1559 era a Parigi, come inviato dei Gonzaga, durante le trattative che portarono alla pace di Cateau Cambrésis. Egli non si limitò ad essere semplice spettatore durante i preliminari della pace, ma svolse anche una energica opera di riconciliazione fra i suoi concittadini, divisi in quegli anni in due partiti rivali, che si appoggiavano rispettivamente ai Gonzaga e a Emanuele Filiberto di Savoia. In veste di paciere, fra le due fazioni, il B. ebbe il compito di far vidimare a Parigi il decreto di indulto con cui Guglielmo Gonzaga riconosceva agli abitanti di Casale la legittimità dei beni acquistati durante gli anni di guerra. Dopo la morte della marchesa Margherita, avvenuta nel 1566, il B. continuò a rivestire importanti cariche al servizio del duca Guglielmo e in quello stesso anno fu nominato senatore di Casale. Nel 1570 egli ebbe ancora un'importante missione diplomatica presso Emanuele Filiberto, per indurre quest'ultimo ad osservare i bandi emanati contro i fuorusciti del Monferrato e per ringraziarlo di non essere intervenuto durante la sollevazione di Casale avvenuta in quell'anno. Ma la sua fortuna politica non durò a lungo; nel 1579 fu accusato di tradimento, per l'amicizia che lo legava al senatore Filimberti, padre di un fuoruscito che aveva partecipato ad una sommossa dell'anno prima contro i Gonzaga. Fu incarcerato, sottoposto a tortura e, senza che ci fosse alcuna prova contro di lui, trattenuto in carcere fino al 1581, quando fu rimesso in libertà per intercessione dell'imperatrice Maria d'Asburgo e del cardinal Borromeo. Dopo la liberazione, lasciò Casale e si trasferì a Milano, finché la morte di Guglielmo Gonzaga non gli permise il ritorno nella sua città natale nel 1587, dove Vincenzo I lo reintegrò nel suo ufficio. Morì a Casale sul finire del secolo o nei primi anni del seguente: certamente prima del 1610, data dell'edizione postuma del suo secondo volume di Consilia.