I suoi Commentaria ad alcuni libri del Digesto e del Codice, cui toccò la sorte di numerose ristampe, furono molto apprezzati dai contemporanei e rimasero fra i testi più comunemente citati della giurisprudenza italiana del Cinquecento. Di essi ancor di recente è stata sottolineata la "finezza di analisi dogmatica". Fra i corsi padovani, comunque, particolare importanza ebbe quello sul De regulis iuris, che al Brugi appariva, "se non in tutto, in parte alciateo", condotto con esegesi un po' discontinua, ma con chiarezza e "sufficiente eleganza".
Note sull'opera
sparse leggere fioriture e bruniture, qualche macchietta, firme al frontespizio e timbretto di possessione privata, piccolo restauro al margine sup. interno dell'ulitma carta del tomo II°.
Note sull'autore
Cagnolo GerolamoInsigne giurista nato a Vercelli nel 1491 e morto a Padova nel 1551. A 26 anni ottenne la cattedra di Diritto Civile nella Università di Torino succedento al Purpurato e in breve tempo raggiunse la Cattedra di Jus Civile con lo stipendio di 700 fiorini. Nel 1522 gli fu conferita la carica di Senatore e nel maggio del 1535 partecipò, con il Governatore di Vercelli, alle trattative con il Duca di Milano per la definizione dei confini tra Ducato di Milanese e Sabaudo. Nel 1536 Torino fu occupata dai Francesi e Cagnolo si ritirò a Vercelli dove compose una Epistola: De Regimine boni Principis, stampata nel 1540 deidicata la giovane figlio del Duca Emanuele Filiberto. Carlo III° per la fedeltà dimostrata durante l'occupazione francese lo nominò Cavaliere Aurato e Consigliere. Nel 1544 accettò l'invito della Università di Padova per insegnare Diritto Civile con il favoloso stipendio di 800 fiorini poi aumentati a 1000. Al periodo padovano risalgono quasi tutte le opere a stampa del Cagnolo derivate direttamente dalle letture cattedratiche e pubblicate per lo più postume.