La sua teoria dell'interpretazione nega l'esistenza di un unico metodo di interpretazione valido per ogni tempo e ogni luogo. La determinazione del metodo in un specifico momento storico è una scelta del legislatore intrinsecamente mutevole. Ascarelli contesta le teorie del positivismo giuridico per le quali l'interpretazione della legge è un'operazione logica, un mero sillogismo. Questo non vuol dire che si tratti di un'attività irrazionale, perché il giurista deve sempre rispettare una serie di regole per arrivare a determinati risultati. La chiave giusta di lettura anche in questo caso è il relativismo storico, cioè studiare l'operato concreto dei giudici in determinato periodo storico.
Note sull'opera
carta un po' ingiallita.