Giurista di rango e respiro europeo, Marini Serra (1801-1860) fu avvocato penalista tra i più rinomati del Foro cosentino e, poi, napoletano, distinguendosi ancora giovanissimo per la "novità" di uno stile pragmatico, essenziale, asseverativo; per la profondità di dottrina, sempre attenta al dibattito della giurisprudenza d'Oltralpe, specialmente francese; per originalità di argomentazioni, improntate ad un uso spesso disarmante del ragionamento logico. Impegno politico ed attività professionale si intrecciarono con formidabile equilibrio in quello che fu definito il nuovo "Verre delle Calabrie", tanto da farne un punto di riferimento, quale difensore, di molti cospiratori ed oppositori del governo borbonico, ma soprattutto di quanti aspiravano al mutamento politico attraverso un moderato riformismo; posizione che egli condivideva pienamente, ritenendo che i rivolgimenti di piazza ostacolavano e distruggevano, piuttosto che agevolare, il percorso di libertà cui l'Italia era chiamata.
Note sull'opera
il tomo III° con uniforme leggera brunitura
Note sull'autore
Marini Serra GiuseppeNacque a Dipignano nel settembre del 1801. Studiò a Napoli e divenne maestro di diritto. Forbito oratore, nel 1823 sostenne l’accusa contro Nicola De Matteis, prefetto di Calabria Citeriore (l'attuale provincia di Cosenza), che con la calunnia aveva tentato di fare imprigionare alcuni onesti cittadini. Diventato un noto giurista, fu annoverato tra i maggiori esponenti del Foro Napoletano. Morì nel 1860.