Il Barzellotti viene considerato il caposcuola della medicina legale italiana. Egli toccò tutti i campi di tale materia non escluso quello, ancora nebuloso, dell'ematologia forense, che trattò con competenza ed acutezza. In questa più completa edizione per cura di A. Bianchi la esamina in particolare alla luce delle leggi austriache.
Ritratto di Barzellotti in antiporta e 4 tavole incise di strumenti e apparati medico-legali.
Barzellotti Giacomo [Barzellotti Giacomo ]BARZELLOTTI, Giacomo. - Nacque a Pian Castagnaio (Siena), l'11 nov. 1768. Studiò medicina all'università di Siena e ancor prima di laurearsi presentò all'Accademia dei Fisiocritici una memoria sulla contrazione muscolare che fu premiata con medaglia d'oro e pubblicata poi a Siena nel 1796 col titolo: Esame di alcune moderne teorie intorno alla causa prossima della contrazione muscolare.
Il B. ebbe come maestri, tra gli altri, il Bartoloni per la fisica, il Mascagni per l'anatomia, il Semenzi per le istituzioni mediche e il Sabatini per la clinica chirurgica. Conseguita la laurea nel 1792 ed immatricolato nell'Arte dei medici e dei chirurghi di Siena nel 1794, esercitò in provincia fino al 1800; da quello stesso anno ebbe la cattedra di istituzioni chirurgiche presso l'università di Siena. Nel 1801 iniziò gli esperimenti di inoculazione del vaiolo. Divenuto segretario del Comitato di vaccinazione istituito dal governo, eseguì 28.050 vaccinazioni nel dipartimento dell'Ombrone: frutto della sua esperienza fu Disquisitio academica: Tuta ne tandem vita et sanitas a variolis? Senigallia 1806).
Nel 1810, sotto il dominio napoleonico, allorché l'ateneo senese venne incorporato in quello di Pisa, gli fu concesso di aggiungere, a quello che già aveva, l'insegnamento della medicina legale. Nel 1819 fu nominato professore di medicina pratica. Morì in Pisa il 9 nov. 1839.
Il B., che si era già prodigato nell'epidemia di tifo petecchiale diffusasi sul monte Amiata nel 1803-1804, dalle osservazioni compiute durante l'epidemia di febbre gialla a Livorno, nel 1804, poté trarre materiale sufficiente per la sua Polizia di sanità per evitare i contagi, conservar la vita, la sanità e gli interessi dei popoli e delle nazioni(Siena 1806). Riguardo alla febbre gialla scrisse ancora il Parere intorno alla malattia che ha dominato maggiormente in Livorno nel 1804 (Firenze 1805).
L'opera più significativa del B. in tema di medicina sociale è Dell'influenza della povertà sulle malattie epidemiche e contagiose, come di queste su quella, dell'importanza di migliorare le condizioni igieniche dei poveri onde togliere l'influsso reciproco e rassicurare la pubblica e privata salute dalla ricorrenza di questi morbi nella gran penisola (Pisa 1839). In questo lavoro il B. dimostra come la massima parte delle malattie dipenda dalla miseria e, non limitandosi alla constatazione dell'esistenza di un rapporto tra povertà e malattie da infezione, si addentra nella ricerca delle cause di tale rapporto ed espone un piano organico dei provvedimenti da prendersi. Egli consiglia l'istituzione di asili e di circondari agricoli, di sorveglianze sui generi alimentari e sul lavoro e il rifornimento di acqua potabile.
Allo scopo di dare la massima diffusione a questi principi scientifici utili al benessere sociale, egli dedicò una serie di pubblicazioni ai parroci come ai più vicini ai ceti più umili. Si ricordano qui: Il Parroco istruito nella medicina (Pisa 1826, Milano 1827, Foligno 1828); fra questi lavori sono di grande importanza quelli riguardanti l'uso dell'elisir di Le Roy: Sulla medicina purgativa di Le Roy (Pisa 1825) e Il Parroco illuminato sulla medicina di Le Roy. Dialogo (Pisa 1826), perché rappresentano un valido contributo alla complessa storia dell'antimonio e dei composti antimoniali quali medicamenti.
Il B. viene considerato il caposcuola della medicina legale italiana. Egli toccò tutti i campi di tale materia non escluso quello, ancora nebuloso, dell'ematologia forense, che trattò con competenza ed acutezza.
Nel 1818 comparve a Pisa la sua Medicina legale secondo lo spirito delle leggi civili e penali veglianti nei governi d'Italia (Pisa 1818). Il lavoro ebbe successive edizioni a Napoli (1822), a Bologna (1823) e a Milano (1832). L'insegnamento agli studenti fu raccolto nella Epitome della istituzione di chirurgia razionale (Pisa 1824).
Nel 1831il B. pubblicò uno studio sulla scoperta delle circolazione del sangue, Dialogo sulla scoperta della circolazione del sangue (Pisa 1831), rivendicando al Cesalpino la gloria di aver scoperto la circolazione del sangue, e riconoscendo allo Harvey il merito di averla minutamente descritta in ogni sua parte.
Insieme con A. Vaccà Berlinghieri e a G. Rossini si adoperò, inoltre, per la pubblicazione di 44tavole anatorniche di P. Mascagni (Pisa 1823-32).
Si occupò anche di climatologia scrivendo sul clima di Pisa e dettando i suoi Avvisi agli stranieri che amano di viaggiare in Italia per conservare o recuperare la salute (Firenze 1838).
Il B. fu membro di tutte le Accademie e società scientifiche italiane dell'epoca e, fra le straniere, dell'Accademia di Vilna, di Haarlem e della Linneana, della Accademia reale di medicina di Parigi e di Atene e membro onorario dell'università di Francia.