Non comune ed elegante edizione torinese dei Commenti al Corpus Iuris Civilis di Paolo di Castro si compone di 2 tomi di Commento al Dig. Vetus, 2 di Commento all'Infortiatum, 2 di Commento al Dig. Novum, 2 di Commento al Codex ed 1 volume di Index.
" Fu per i suoi tempi molto colto, sfuggì le esagerazioni del metodo dialettico, ricorse con sani criteri alle fonti. E' uno de' sommi; quando nacque la reazione al mos italicus fu tenuto in gran conto anche dai più insigni avversari, come il Cuiacio, che diceva doversi vendere perfino il pastrano per possederne le opere". C.f.r. Landucci. Trattato di diritto civile.
Note sull'opera
aloni marginali sparsi, qualche macchietta e qualche carta brunita, minuscoli tarletti a poche carte, forellino al frontespizio del la 2a Dig. Vet. ma ne complesso ottima copia stampata su carta forte e assai ben inchiostrata, 2 carte interfoliate tra cc. 160 e 161 del Dig. Vetus.
Note sull'autore
Di Castro Paolo*Juris interpretis acutissimus*. Nato a Castro nel Lazio, negli ultimi anni del secolo XIV° e morto a Padova il 20 luglio 1441. Nato da umile famiglia, alcuni biografi dicono che imparò il diritto facendo l'amanuense al grande Baldo, ma è comunque certo che lo ebbe come maestro insieme al Castilioneo. Si laureò ad Avignone e subito iniziò ad insegnare nella medesima Università dal 1394 al 1412. Fu anche professore nelle Università di Perugia, Padova, Firenze e Ferrara. Ebbe tra i suoi scolari Cepolla, Tartagni e Minuccio. Raggiunse grande fama, la sua figura di giurista colto si pone fra i massimi rappresentanti della Scuola dei Commentatori. Seppe restare estraneo alle esagerazioni del metodo dialettico. Considerato uno dei Sommi, quando ci fu la reazione al *mos italicus* fu tenuto in gran conto anche dai suoi più insigni avversari. Il Cuiacio era solito dire: " Qui non habet Paulum de Castro, tunicam vendat & emat ". Scrisse pregevoli commenti ai Digesti e al Codice, i suoi consilia, dopo quelli di Bartolo e Baldo, sono il frutto più cospicuo della giurisprudenza consulente dell'epoca, oltreché la testimonianza di un'alta coscienza morale, che fu l'ispiratrice costante di tutta l'opera sua. Fu anche Uditore a Roma e Vicario Generale del Cardinale Zabarella a Firenze.