non comune insieme di queste due opere rare entrambe polemiche nei confronti di H. Grozio tra le quali spicca il De Armis Romanis di A. Gentili, ideale completazione del De Iure Belli.
Note sull'opera
leggera brunitura al tomo di Gentili, il volume di Salmasio stampato a Argentorati da J. Thilonem nel 1654.
Note sull'autore
Gentili AlbericoNato il 14 gennaio 1552 a San Ginesio (nelle attuali Marche), Gentili si addottorò in diritto civile presso lo Studium di Perugia il 23 settembre 1572. Dopo aver ricoperto la carica di giudice ad Ascoli, ritornò nel paese natio, dove esercitò la professione di avvocato e, nel 1577, portò a compimento l'incarico, ricevuto l’anno precedente, di redigere gli statuti civici. Dovette tuttavia interrompere la sua promettente carriera per seguire in Carniola il padre, colà riparato per sospetti di attivismo in una confraternita protestante che avevano allertato l’Inquisizione. Nel 1580 la svolta della sua vita: si trasferì a Londra, per passare poi a Oxford, nella cui università, anche grazie agli appoggi politici che seppe assicurarsi, ottenne la cattedra di diritto civile. La sua carriera conobbe da allora una continua ascesa: nel 1587 fu nominato presso l’All souls college regius professor of civil law, carica istituita dal re Enrico VIII che gli permise di entrare nell’entourage della corona e di trattare, in qualità di consiliatore, molte delle più importanti questioni di politica interna e internazionale nel delicato passaggio dalla dinastia dei Tudor a quella degli Stuart. Esercitò l’avvocatura quale membro della prestigiosa associazione legale Gray’s Inn, e dal 1605 fu anche avvocato della corona di Spagna presso il principale tribunale marittimo inglese, la High court of Admiralty. Morì a Londra il 19 giugno 1608.
Salmasio ClaudioErudito (Semur-en-Auxois 1588 - Spa 1653). Studiò a Parigi con I. Casaubon e a Heidelberg (dove passò al calvinismo) con D. I. Godefroy. Successe nel 1632 a Giuseppe Scaligero nell'insegnamento a Leida. Nel 1650-51 fu alla corte di Cristina di Svezia. Si deve a lui la scoperta (1607) nella Biblioteca Palatina di Heidelberg dell'unico manoscritto contenente l'Antologia greca detta perciò Palatina. Pubblicò gli Scriptores historiae augustae (1620) con note di Casaubon e sue, ma le sue opere più importanti furono: Plinianae exercitationes in Solini Polyhistoria (2 voll., 1629) e De re militari Romanorum (post., 1657); trattò anche di teologia e di dottrine politiche: nota è la sua Defensio regia pro Carolo I (1649) per cui, sostenendo il fondamento divino della monarchia, polemizzò con J. Milton. Si occupò anche di problemi economici; la sua ripetuta difesa dell'interesse (De usuris, 1630; De modo usurarum, 1639; Dissertatio de foenore trapezitico, 1640; Diatriba de mutuo, 1640; Disquisitio de mutuo, 1645) è fondata su solidi ragionamenti economici. c.f.r. Treccani enciclopedia online