Interessante volume, al primo tomo seguono: 1) Volume delle prove e documenti allegati alla Relazione..., 2) Motivi che giustificano i Concordati fatti dalla Santa Memoria di Benedetto XIII col Re di Sardegna, 3) Progetto di accomodamento sopra le Controversie..., 4) Sommario d'alcuni documenti allegati al Discorso Legale..., 5) Risposta al Discorso Legale dello Scrittore di Roma..., 6) Relazioni originali trasmesse alla Santità di N. Signore dai Vescovi del Piemonte col titolo. Stato di quello che si prattica presentemente nelli Stati del Piemonte..., 7) Risposta alle Relazioni originali trasmesse... da' Vescovi del Piemonte.
Dopo la guerra di successione spagnola le relazioni tra i Savoia e il papato si deteriorarono. La causa apparente fu il rifiuto da parte del duca Vittorio Amedeo II (che dal 1720 si fregiava del titolo di re di Sardegna) di rispettare i privilegi della Santa Sede sull'isola. Per reazione, il papa non confermò le nomine vescovili già approvate dal duca. A causa delle tensioni createsi tra i due poteri, molte sedi vescovili dell'isola rimasero prive di guida pastorale. Per migliorare le relazioni con il papa, Vittorio Amedeo II inviò un nuovo ambasciatore a Roma nella persona del marchese Carlo Vincenzo Ferrero D'Ormea. Egli riuscì a far riconoscere Vittorio Amedeo II come re di Sardegna e, soprattutto, a stipulare nel 1727 un Concordato che normalizzò le relazioni fra i due Stati.
Il decreto con cui Clemente XII aveva revocato (il 6 ag. 1731) il concordato del 1727, risultato, a suo giudizio dell'abdicazione di Benedetto XIII alle pretese giurisdizionali di Vittorio AmedeoII, e la sospensione quindi delle nomine dei prelati alle abbazie e ai benefici vacanti avevano provocato del resto una nuova fase di acuti dissidi fra il governo di Torino e la corte di Roma. Tale situazione di ostinata intransigenza si sarebbe sicuramente protratta a lungo se il governo sabaudo non si fosse spinto, senza alcuno scrupolo, a trar partito dall'accanita persecuzione della cancelleria papale nei confronti del Giannone. Difatto la vergognosa transazione seguita alla proditoria cattura del più illustre esponente dell'anticurialismo italiano (attirato da Ginevra in Savoia grazie a un tranello ordito dall'Ormea e imprigionato quindi nell'aprile 1736 nel castello di Miolans, prima di venir trasferito nelle carceri di Torino) servì a Carlo Emanuela per conquistarsi la benevolenza del pontefice e dare infine avvio alle trattative per la riconciliazione. C.f.r. Treccani. Dizionario biografico degli Italiani.
Note sull'opera
belle marche tipografiche e bei capolettera ornati e figurati, nel complesso ottima copia.