"... sotto il dominio spagnolo il consigliere collaterale Carlo Tapia, di sua iniziativa, ma non sernza incoraggiamento del Governo, mise insieme da tutte le fonti del secolo diciassettesimo, sul modello del codice giustinianeo, un corpo di leggi (ius regni neapolitani), cui l'autore nell'intento di ottenere la sanzione regia avrebbe voluto dare il nome di Codice Filippino. Ma il carattere ufficiale mancò, e il codice rimase lavoro privato". C.f.r. Del Giudice. Storia del diritto italiano.
Note sull'opera
sparse bruniture e fioriture in tutta l'opera, leggeri aloni marginali sparsi più insistenti nelle ultime carte del tomo III°, sparse macchiette, rinforzo al margine esterno bianco del frontespizio e delle prime 2 cc. del tomo I°, mancano per un errore di legatura le pp. 27/28 e 33/34 al tomo III°.
Note sull'autore
Tapia CarloGiurista abruzzese nato a Lanciano nel 1567 e morto nel 1644. All'età di soli 20 anni scrisse un commento ad una Prammatica che gli valse la carica di Uditore nella provincia di Salerno, nel 1589 fu chiamato a Napoli dal Giudice della Vicaria Criminale e vi rimase fino al 1597 quando divenne Regio Consigliere di S. Chiara. Nel 1612 fu chiamato in Spagna, a Madrid, e promosso al Supremo Senato d'Italia. Nel 1625 tornato in italia occupò la carica di Consigliere Collaterale e del Supremo Collegio sotto Filippo II°. A lui di deve il Codice Filippino, una raccolta di leggi vigenti nel regno napoletano. Carlo Tapia acquistà fama di Magistrato ragguardevole e di giureconsulto eminientissimus e non sfigurò neppure in altri campi della scienza come ben dimostra uno studio originale di economia politica (Trattato dell'abbondanza).