Nell’esercizio delle proprie competenze in materia di controllo sulla coltivazione del riso, e in specie sul rispetto delle distanze dall’abitato e sull’impiego dei fanciulli, il M. sostenne la tesi secondo la quale le norme concernenti la salute pubblica erano vincolanti anche per i proprietari ecclesiastici, e procedette a sanzionarne la violazione. La reazione dell’arcivescovo Federico Borromeo, che reputava violata in tal modo la giurisdizione ecclesiastica, fu durissima, giungendo fino alla scomunica, inflitta al M. nel settembre 1596. La remissione della scomunica fu concessa da Clemente VIII il 22 apr. 1597, condizionata a una pubblica ritrattazione. Il M. proseguì comunque nello sviluppo del tema alla base del contenzioso, che fu ripreso e articolato punto per punto nei tre volumi del trattato De iurisdictione, imperio et potestate ecclesiastica ac saeculari, scritto nei primi anni del Seicento ma pubblicato solo postumo, forse per ragioni di prudenza (nel 1622 a Francoforte e nel 1695 a Lione). Un quarto libro, De immunitate Ecclesiae pro ad eam confugientibus, fu stampato separatamente solo a fine Seicento (Lione 1695). c.f.r. Diz. Bibliografico Treccani.
Note sull'opera
esemplare in barbe, leggere sparse bruniture, qualche macchietta.
Note sull'autore
Menochio GiacomoInsigne giurista Pavese nato nel 1532 e morto nel 1607. Considerato il Bartolo del suo secolo, già assai noto all'età di 23 anni insegnava diritto civile a Pavia. Nel 1561 Emanuele Filiberto lo chiamò ad insegnare nella università di Mondovì. Sei anni dopo lo troviamo a insegnare diritto canonico a Padova e poi per venti anni insegnò diritto civile. Filippo II° di Spagna lo nominò Senatore e Presidente della Magistratura delle entrate straordinarie di Milano. Godette di grande fama sia come giurista che come consulente, occupando nella scuola dei pratici un posto preminente. Ci ha lasciato molte opere e una raccolta in 12 volumi dei suoi Consilia.