Dal 1767 il L. lavorò alla sua opera più importante, derivata dal suo insegnamento: gli Iuris publici universalis, sive Iuris naturae et gentium theoremata (Livorno 1776-78; una seconda edizione in 3 voll. apparve a Pisa nel 1782 e fu ristampata a Firenze, 1792-93).
I Theoremata ebbero un buon successo editoriale, ma non in Toscana, dove anche gli scolari del L., a detta sua, si passavano i libri a fine corso, e l'amico Pelli fu deluso dall'opera. Nonostante il titolo onnicomprensivo, vertevano sullo ius naturae et gentium, più o meno come i trattati secenteschi, dei quali ricalcavano anche la sovrapposizione tra precetti del diritto e della morale. Anzi il diritto naturale fu uno degli strumenti interpretativi impiegati per esaminare il diritto comune e per svolgere una funzione di sostegno e consulenza al sovrano. L'opera è composta di tre parti, vertenti sull'etica teoretica, il diritto pubblico e il diritto delle genti. I Theoremata si pongono in pieno razionalismo giuridico: la ragione vi è strumento centrale nell'analisi della natura umana, mentre altro fondamento della teoria è il libero arbitrio, senza il quale è impossibile stabilire il giusto e l'ingiusto. Ancora una volta il testo raccoglieva le suggestioni più diverse, da C. Wolff a Hume e Locke. La posizione politica del L. risulta in forte opposizione a quella "eversiva" di Rousseau, ma anche a quella hobbesiana: egli si attesta su posizioni conservatrici e favorevoli all'assolutismo illuminato, cioè alla dottrina dominante dell'epoca. Perciò, se contestualizzata, l'opera del L. non risulta molto originale e appare un solido sostegno teorico alla politica del principe illuminato. Per quanto riguarda la dottrina penale i Theoremata appaiono perfettamente in sintonia con la riforma leopoldina culminata nel codice del 1786. C.f.r. Treccani. Dizionario Biografico degli Italiani.
Note sull'opera
ottima e fresca copia
Note sull'autore
Lampredi Giovanni MariaGiurista toscano nato a Ravezzano (Firenze) nel 1732 e morto a Pisa nel 1793. Studiò Teologia ma predilesse lo studio del Diritto Naturale. Esercitò per qualche tempo l'Avvocatura e, nel 1763 ottenne la cattedra di Diritto Pubblico nella Università di Pisa che tenne fino alla morte. Con Galiani e Azuni fu strenuo difensore dei diritto dei popoli neutrali contro le prepotenze dei belligeranti. Fu tra i primi a tentare un moderno ordinamento del diritto marittimo internazionale e del diritto di guerra. Elabrorò teorie di diritto costituzionale ed internazionale ispirate ai principi del Grozio e del Montesquieu. La morte gli impedì di raccogliere in un Codice omogeneo le leggi e le consuetudini della Toscana.