Un grande classico del diritto processuale del 500 che ebbe la fortuna di molte edizioni, in questa copia con le addizioni e note del grande giurista Pietro Follerio e con le 10 Disputationes di Maranta alcune delle quali anche di Diritto Penale.
Il nitore argomentativo e la valenza "universale" delle regole processuali giustificano la lunga vitalità e l'utilizzo dello Speculum in altri contesti, come sarebbe di rado accaduto alla posteriore letteratura giuridica meridionale. Nel Proemium, invero, il M. si prefigge di tessere la tela totius iudicii per studenti e professionisti, specie del Regno di Napoli. Nella stessa sede egli definisce l'ordo causa formalis del processo: e questo, a sua volta, pietra angolare della scienza giuridica. La parte III invece, denso excursus storico-filosofico, arriva a escludere che il principe e il pontefice, benché legislatori, possano infrangere rispettivamente lo ius gentium e il diritto divino.
Le dieci Disputationes perutiles nonnullarum questionum et conclusionum nascevano dalla docenza salernitana ma affrontavano quesiti pratici di natura processuale, civile e criminale. La disputatio III (n. 14) invoca una "Caesarea decisio" per dirimere la questione della liceità della condanna a morte laddove la legge prescriva la pena arbitraria. La X contiene in fine la formula della rinuncia della donna, per sé e per i discendenti, a ogni futura eredità: una prassi generalizzatasi tra i notai del Mezzogiorno continentale e insulare proprio con il nome di "cautela di Maranta". C.f.r. Treccani. Dizionario biografico degli italiani.
Note sull'opera
leggeri aloni marginali sparsi, qualche macchietta, sottolineature e note marginali a penna di antica mano.
Note sull'autore
Marantae RobertiInsigne giurista vissuto a cavallo tra il XV° e il XVI° secolo. Ancor giovane fu chiamato ad insegnare alla Università di Salerno dove restò per alcuni anni con gran seguito di studenti tanto che molti affermarono che rese celebre l'accademia più di ogni altro suo predecessore. Contenso da molte Università, scelse Napoli e poi in Sicilia. Morì nel 1530, uno dei suoi figli seguì le orme paterne e fu spinto da un suo illustre maestro, Mantua Benavide, a pubblicare postuma l'opera più importante del Maranta, ovvero il Tractatus de Ordine Iudiciorum che ebbe una tale diffusione da essere rinominato Speculum Aureum Advocatorum.